Citazioni del libro di Piero Ferrucci

 

La nostra sopravvivenza dipende dagli atti di gentilezza di tante persone.

La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita.
Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità.
Sono il fondamento di un cuore generoso, il cuore di chi agisce per il desiderio di aiutare gli altri.
Con la gentilezza, e quindi con l’affetto, l’onestà, la verità e la giustizia verso tutti, ci assicuriamo il nostro stesso vantaggio. Vale la pena avere considerazione per il prossimo, perchè la nostra felicità è inestricabilmente intrecciata con la sua.

Spesso (…) ci lasciamo dietro l’anima. Presi da un ritmo inclazante, trascuriamo ciò che davvero importa nella vita. Spinti dal demone della fretta, dimentichiamo la nostra anima: i nostri sogni, il sentimento, la gioia di vivere, la meraviglia. (…) Il tempo della gentilezza è lento.

Tutti noi abbiamo avuto in qualche occasione un sentore di eternità: guardando il cielo stellato, assorbiti da una musica sublime o nell’incontro con la persona amata abbiamo dimenticato lo scorrere del tempo e abbiamo intravisto l’eternità.

Ricevere gentilezza ci fa bene.
Per tutti noi è un sollievo essere aiutati nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
E a tutti fa piacere essere ascoltati, trattati con calore e simpatia, sentirsi capiti e nutriti.
La gentilezza ci salva la vita.

Concedere all’altro lo spazio per essere ciò che è e ciò che vuole essere. Senza circondarlo, neppure nella nostra mente, di giudizi, consigli, pressioni, speranze. Lasciare che sia libero in questo spazio, avere fiducia che possa inventare da sé il proprio destino. Senza questo spazio la gentilezza muore asfissiata. Se lo spazio c’è, può respirare e vivere. Questo è il rispetto che vorremmo ricevere. Questo è il rispetto che possiamo imparare a offrire.

Essere onesti, dunque, anche se bisogna dire cose antipatiche o causare dolore agli altri, è nei tempi lunghi la cosa più gentile, se viene fatta con buon gusto e con intelligenza, perché rispetta la nostra integrità e riconosce agli altri la capacità di comportarsi in modo maturo e competente.

Per gli antichi aztechi noi nasciamo senza faccia e la faccia ce la dobbiamo formare, conquistare, a mano a mano che cresciamo. Questo ci è possibile solo attraverso la verità, perché se mentiamo, non abbiamo una faccia con cui presentarci agli altri. Al suo posto c’è un volto senza forma perché non si sa bene che cosa vogliamo davvero dire. Solo con un autentico volto saremo capaci di uscire da Tlaltìcpac, il mondo dei sogni. Questa è una metafora potente: se stessi non si nasce, ma si diventa, e il nostro volto ce lo dobbiamo guadagnare con la verità. Siamo davvero noi stessi se abbiamo la forza di essere onesti.

 

Piero Ferrucci (dal Libro La forza della Gentilezza)

C’è una domanda che ogni persona che pratica la Psicosintesi teme più d’ogni altra. La evita, quando possibile, la affronta con imbarazzo, nasconde il panico.
La domanda è: che cos’è la Psicosintesi?
La domanda naturalmente è più che legittima. Un profano vuole sapere. Che cosa gli diciamo?
Di solito la risposta è un balbettio generico che lascia tutti quanti insoddisfatti: “la Psicosintesi è una scuola di psicologia fondata dallo psichiatra Roberto Assagioli all’inizio del secolo scorso…” e così via. Ma sarebbe difficile essere esaurienti in poche parole.

In fondo la Psicosintesi si occupa di visualizzazione e di psicosomatica, di umorismo e di meditazione, di inconscio e di rendimento scolastico, di filosofie orientali e di relazioni umane, di Platone e di Freud, di psiconeuroimmunologia e di anima, di creatività e di dipendenze eccetera, eccetera.

Come spiegare tutto in poche parole e non lascar fuori nulla di essenziale? D’altronde, sarebbe ingiusto pensare che la Psicosintesi sia una congerie di tecniche e idee assemblate a caso.
Perché è invece un sistema con delle coordinate ben precise. Un sistema aperto, in cui possono trovare ospitalità nuovi contributi e nuove scoperte, ma con una sua fisionomia inconfondibile.

Se dovessi levarmi d’imbarazzo e descrivere in poche parole che cos’è la Psicosintesi, direi
che è una FORMAZIONE NELL’ARTE DI VIVERE e che si basa su cinque punti fondamentali:

1- Ci facciamo INUTILMENTE del male.
Con abitudini mentali sbagliate, pregiudizi, immagini negative di noi stessi e degli altri, rimasugli di traumi passati, tensioni che non hanno più ragione di essere, fantasmi interiori lasciati troppo liberi, danneggiamo noi stessi e gli altri. Ma con pochi accorgimenti quest’opera di autolesionismo inconsapevole si può evitare.

2- Possiamo farci del bene.
Con ciò intendo dire che ci sono alcune facili tecniche con cui possiamo migliorare la QUALITA’ della nostra vita. Basta usarle e possiamo mettere al nostro servizio energie latenti o male utilizzate.

3- Esistono in noi potenzialità inespresse.
In qualsiasi età della vita, in qualsiasi situazione ci troviamo, esistono in noi risorse di intelligenza, di forza, di amore, di creatività che ancora non abbiamo manifestato. Non siamo ancora arrivati alla nostra versione definitiva. C’è sempre spazio per qualche nuovo sviluppo.

4- Pur essendo condizionati dalla nostra eredità genetica, dalla società in cui viviamo, dalla nostra storia, da mille fattori al di là del nostro controllo, ci rimane un ampio margine di LIBERTA’ in cui possiamo fare delle scelte. Scelte di valori, di idee, di comportamenti.

5- I rapporti con gli altri sono COSTITUTIVI.
Con ciò voglio dire che ognuno di noi non solo ha rapporti con gli altri MA E’ QUESTI RAPPORTI, nel senso che le relazioni che abbiamo con gli altri sono la sostanza della nostra vita.
Questi rapporti sono forti e veri, o deboli e falsi; sono fertili o distruttivi; sono bloccati o in divenire; sono vivi o sono morti. Come sono i nostri rapporti, COSI’ E’ LA NOSTRA VITA. E per fortuna, i nostri rapporti LI POSSIAMO CAMBIARE.

In realtà l’unica maniera onesta di capire cos’è la Psicosintesi è di entrarci a poco a poco, di capirne i concetti, e soprattutto di PRATICARLA, perché la Psicosintesi è soprattutto pratica.

E’ da molti anni che cerco di spiegarmi e di spiegare che cos’è la Psicosintesi. E scopro sempre livelli più profondi, nuovi risvolti e prospettive.
E’ un’avventura entusiasmante, perché la Psicosintesi ci guida alla scoperta di che cos’è un essere umano. E a questa scoperta non c’è mai fine.

 

 

Estratto del Libro: Introduzione alla Psicosintesi, P.Ferrucci, Ed. Mediterranee

Recensione del Libro

Nel suo ultimo libro Piero Ferrucci affronta uno dei temi centrali della Psicosintesi attraverso una visione allargata e pluridimensionale, che comprende antichi saperi e le più recenti ricerche in campo scientifico, fino alle nuove scoperte delle neuroscienze.

La riscoperta della Volontà

La volontà, relegata ad essere la cenerentola della psicologia, trova nella Psicosintesi di Assagioli un ruolo da protagonista, funzione essenziale della nostra psiche in quanto ci permette di entrare in contatto con noi stessi e con ciò che possiamo e vogliamo essere.

In seguito alla sua lunga esperienza come psicoterapeuta, Ferrucci ci guida nel percorso di conoscenza di tale facoltà dell’essere umano, permettendo di immergerci e sperimentare gli aspetti attraverso cui la volontà tende ad esprimersi. Passo dopo passo, il libro ci rivela quali sono le qualità e le risorse da coltivare per alimentare il senso della nostra volontà, a partire dalla libertà di volere che si esprime andando oltre le nostre costrizioni interiori.

Essere Liberi

Essere liberi significa anche assumersi la responsabilità della propria libertà, sentirsi vulnerabili ed esporsi al rischio. Ma è proprio nel rischio, definito da Ferrucci un “moltiplicatore di possibilità”, che possiamo provare ad essere autentici e a mostrare quello che siamo con coraggio. Ogni aspetto della volontà viene affrontato da diverse prospettive e attraverso esempi personali ed interessanti ricerche scientifiche.

Volontà Transpersonale

Molto interessante la parte in cui Ferrucci affronta il tema dello “stato di grazia”, che consiste nella percezione di un senso della vita che va oltre l’Ego e si connette ad una dimensione più ampia e trascendente. Abbandonarci a tale stato significa “affidarci alla vita” e questo appare in netta contraddizione con quanto detto in tutto il resto del libro. In realtà, Ferrucci ci spiega come possano coesistere una volontà individuale ed una universale, in quanto si tratta di due ordini diversi dell’esperienza.
L’esperienza di una volontà universale può toccarci tutti in qualsiasi momento, ma sarebbe sbagliato non coltivare la volontà individuale, “come voler andare all’università senza aver fatto le elementari”.
Un esempio famoso di tale compresenza è Ulisse, che torna ad Itaca grazie alle sue qualità e le sue capacità, all’interno di un universo governato dagli dei.

Alla fine di ogni capitolo troviamo un esercizio specifico per attivare e coltivare la volontà, che riporta la nostra attenzione alla praticità e all’importanza di fare esperienza per poter comprendere ciò di cui si sta trattando.

“Coltivare la volontà è un compito alla base della nostra salute mentale. Ed è l’impresa di una vita. Non troverete qui ricette sbrigative e miracolistiche. Non si può acquisire la volontà in quattro e quattr’otto. Ci vuole pazienza e anche l’umiltà di riconoscere i propri punti deboli.”

a cura di Maria Vittoria Salimbeni