NOTE BIOGRAFICHE
Roberto Assagioli, che in realtà si chiamava Roberto Marco Grego, nasce a Venezia il 27 febbraio 1888. Figlio di genitori ebrei, perse il padre all’età di due anni (nel 1890) e assunse poi il cognome del genitore adottivo, il medico Emanuele Assagioli, dal quale fu molto amato e aiutato.
Fu infatti grazie alle buone risorse economiche paterne che Assagioli studiò nelle più importanti sedi culturali e scientifiche e viaggiò molto, incontrando vari personaggi rappresentativi della sua epoca.
Era un uomo di ampie vedute e di cultura vastissima, un ricercatore, uno studioso che aveva contatti con personalità eminenti dei vari campi della cultura, dell’arte, della filosofia, della religione.
Dopo aver conseguito la maturità al liceo Foscarini a Venezia nel 1904, si trasferisce con la famiglia a Firenze dove si iscrive a medicina e si specializza in seguito in psichiatria.
In questi anni collabora, con Giovanni Papini nella redazione del giornale “Leonardo” e con Giuseppe Prezzolini nel giornale “La voce”. Organizza e anima le attività della Biblioteca Filosofica con conferenze e dibattiti divenendone socio attivo ed interviene all’età di vent’anni al congresso Internazionale di Filosofia di Heidelberg.
La sua passione per lo studio dell’uomo e dei processi psichici lo portano a scrivere la tesi di laurea “La psicoanalisi” e in poco tempo diviene l’unico rappresentante in Italia della “Società Psicoanalitica Internazionale”, impegnandosi nella stesura e pubblicazione di articoli nelle riviste specializzate.
Nel 1912 fonda la rivista “Psiche” che avrà vita per quattro anni e dove vi compare il primo scritto in italiano di S.Freud tradotto dallo stesso Assagioli. Nel 1917 partecipa alla prima guerra mondiale come tenente-medico mentre nel 1922 si sposa con Nella Ciapetti con cui avrà il figlio Ilario.
Col tempo si allontana dal movimento psicoanalico per dare vita ad un sistema di pensiero e ad un metodo psicologico che chiamerà psicosintesi incentrato sull’esigenza di creare un’unificazione, un ordine interno, una sintesi che elevi al di sopra dei conflitti che hanno origine dalle differenti tendenze in noi. Vive momenti di grande sofferenza nel 1940 quando viene perseguitato in quanto ebreo e messo in prigione per le attività pacifiste che svolgeva e nel 1951 quando muore il figlio Ilario.
Agli inizi degli anni ’50 fonda “l’Unione Italiana per l’Ebraismo progressivo basata su un atteggiamento di apertura, di intesa e collaborazione con gli altri popoli e religioni e alla fine degli stessi anni fonda l’Istituto di Psicosintesi divenendo uno degli esponenti della Psicologia Transpersonale. Muore nel 1974 all’età di 86 anni nella pace della campagna in un paese vicino ad Arezzo.
Nel corso della sua vita incontrò e strinse amicizia con importanti esponenti della cultura e della vita dell’epoca: il poeta Tagore, Einstein, lo scrittore James Joyce, Alice Bailey, maestro zen Suzuki, il Lama Govinda, gli psicologi e medici Jung, Buber, Keyserling, Maslow, Claparde, Flournoy.
Parlava correntemente l’inglese e il francese, poi apprese anche il tedesco.
Si interessò alla filosofia orientale, alla mistica cristiana, alla teosofia, nella quale militò a lungo e percorse un iter iniziatico (firmava i suoi scritti esoterici col nome “Considerator”).
Chi ha conosciuto Roberto Assagioli lo descrive come una figura eccezionale, una persona spiritualmente molto evoluta, un Maestro, dotato di semplicità e di volontà, di saggezza e di infinito rispetto dell’essere, a tutti i livelli, di senso dell’umorismo e di disponibilità a parlare di tutto senza far pesare la sua cultura, di eccezionale equilibrio e di quella profonda bontà che lo portava a non giudicare mai.
Gioia e serenità sono le qualità che più di ogni altra vengono attribuite ad Assagioli dalle persone che lo hanno frequentato a lungo.
Citazioni di Roberto Assagioli
L’unità è dunque possibile. Ma rendiamoci ben conto che essa non è un punto di partenza, non è un dono gratuito; è una conquista, è l’alto premio di una lunga opera. Opera faticosa ma magnifica, varia, affascinante, feconda per noi e per gli altri, ancor prima di essere ultimata. Così io intendo la psicosintesi.
Una concezione dinamica, si potrebbe dire drammatica della vita psichica, quale lotta tra una molteplicità di forze ribelli e contrastanti, e un centro unificatore che tende a dominarle, a comporle in armonia, a impiegarle nei modi più utili e creativi.
La Psicosintesi è olistica, globale, inclusiva. Sostiene che il bisogno di significato, di valori più alti, e di una vita spirituale sono altrettanto reali dei bisogni biologici o sociali. Nega che esistano problemi umani isolati.
Non si può eliminare la sofferenza dalla vita; ogni tentativo di sfuggire ad essa, di respingerla, di ribellarsi, non fanno che accrescerla. Invece la sua accettazione volonterosa, la comprensione della sua funzione utile e necessaria, l’attenua e può arrivare non solo a controbilanciarla ma anche a farne fonte di gioia.
Ogni insegnante dovrebbe proporsi di facilitare l’esperienza diretta dell’allievo e i suoi rapporti e contatti con i vari aspetti della vita che costituiscono il suo campo di conoscenza. In secondo luogo aiutarlo a elaborare e a comprendere il vero significato e valore delle conoscenze acquisite, così da cogliere tutti i frutti di esperienza, conoscenza e saggezza che quei contatti vitali possono dare.
L’insegnante dovrebbe essere un ponte che conduce all’esperienza e alla vita, e poi l’interprete di questa; non un paravento, un diaframma che si frappone fra l’allievo e la realtà.
Il coraggio è la virtù indispensabile per ascendere, come una spirale, ai mondi superiori. Nasce dalla verità che ne è l’unica fonte e va custodito nel cuore. È simile alla calma che precede la bufera e va radunato per superare gli ostacoli e distruggere le meschinità della vita. Rende determinati alla vittoria perché conosce soltanto la via della conquista. Unito alla pazienza e alla comprensione conduce all’autocontrollo e all’autorealizzazione.
Nella psicosintesi sosteniamo che nulla deve essere condannato, distrutto, o eliminato. Possiamo valerci di ogni funzione ed elemento della nostra psiche, a condizione che ne comprendiamo la natura e lo scopo, e che li mettiamo nella giusta relazione con il tutto.
La scoperta del Sé richiede una speciale opera, diversa dall’introspezione analitica. È un atto di raccoglimento, di meditazione, di approfondimento, nel quale vengono messi da parte via via tutti gli elementi in cui il nostro vero essere si disperde e si oblia: le clamorose sensazioni del corpo, l’ampia e varia gamma delle emozioni e dei sentimenti, il brulichio e l’intrico dei pensieri, su su, fino a creare il silenzio interno, e in questo unirci coscientemente con la nostra semplice, radiosa essenza spirituale.
In questo intimo centro, che è il nostro io più vero e migliore, si possono attingere la luce e la forza necessarie per sopportare, senza esserne travolti, i gravi dolori che talora scuotono e sembrano dissolvere la nostra personalità, per resistere agli attacchi, per rialzarci dalle cadute e riprendere con nuova lena la via.