E’ un momento qualsiasi della tua vita.
Magari sei seduto comodamente di fronte al televisore, oppure stai passeggiando in riva al mare con un tuo caro amico o ancora stai semplicemente lavorando o studiando come sei solito fare da qualche mese a questa parte.
Sei apparentemente tranquillo, forse semplicemente un po’ annoiato dalla routine della vita quotidiana.
Ed ecco che all’improvviso si presenta:
un leggero senso di inquietudine, una sensazione corporea particolare, un pensiero insistente o una intensa emozione, improvvisamente si fanno largo nella tua realtà, catalizzando l’ attenzione.
Mani sudate e fredde, il pensiero incomincia a turbinare ed il battito del cuore aumenta all’impazzata. Ogni cosa attorno a te si fa confusa ed il respiro non segue più il ritmo cardiaco. I piedi non percepiscono adeguatamente il contatto con il terreno e lo sguardo non è più in grado di essere efficace nella distinzione degli oggetti attorno a te. Sei immobilizzato.
Molto più forte dell’ansia, più intenso della paura e più traumatico di un incidente. E’ il panico.
Nella mia esperienza da psicoterapeuta è forse uno dei maggiori eventi che conducono le persone ad incominciare un lavoro di psicoterapia.
Credo di poter tranquillamente affermare che non esistano pazienti più motivati di quelli che hanno appena avuto un attacco di panico. Ma, nonostante questo, per venirne a capo OCCORRE TEMPO.
Mi piace immaginare un grande nodo, talmente stretto ed intrecciato da non sembrare quasi più neanche un nodo ma un imponente groviglio, che rompe, all’improvviso, la regolarità di una corda ben tesa.
Sembra impresa ardua, ma usando occhi attenti risulta possibile scoprire il principio del garbuglio, e passaggio dopo passaggio ogni nodo incomincia ad allentarsi fino a farsi strada l’idea che con un po’ di pazienza si arriverà a liberare l’intoppo.
Fuor di metafora l’attacco di panico rappresenta un segnale importante nell’equilibrio di una persona.
E’ un MESSAGGIO chiaro che arriva dal corpo: quello che fin ora hai dato per scontato nella tua vita non può più essere considerato tale.
Dentro la tua tranquilla stabilità, nascosto in mezzo ad una apparente felicità, si annida un conflitto profondo, una potente disarmonia che non ti permette di realizzare te stesso con pienezza. Quando questo conflitto diventa troppo grosso il panico ti aiuta a ricordartelo. E’ per questa ragione che un evento che da tutti viene accolto come una disgrazia,in realtà andrebbe salutato come un potente fattore di cambiamento e di evoluzione.
Occorre accoglierlo, conoscerlo accettarlo e trasformarlo.
La Musica, l’Arte e la Psicoterapia
possono rappresentare un importante strumento in questa evoluzione-rivoluzione.
a cura di Walter D’Addario