Citazioni del libro di Piero Ferrucci

La nostra sopravvivenza dipende dagli atti di gentilezza di tante persone.
La gentilezza e la compassione sono elementi essenziali che danno un senso alla nostra vita.
Costituiscono una sorgente duratura di gioia e felicità.
Sono il fondamento di un cuore generoso, il cuore di chi agisce per il desiderio di aiutare gli altri.
Con la gentilezza, e quindi con l’affetto, l’onestà, la verità e la giustizia verso tutti, ci assicuriamo il nostro stesso vantaggio. Vale la pena avere considerazione per il prossimo, perchè la nostra felicità è inestricabilmente intrecciata con la sua.
Spesso (…) ci lasciamo dietro l’anima. Presi da un ritmo inclazante, trascuriamo ciò che davvero importa nella vita. Spinti dal demone della fretta, dimentichiamo la nostra anima: i nostri sogni, il sentimento, la gioia di vivere, la meraviglia. (…) Il tempo della gentilezza è lento.
Tutti noi abbiamo avuto in qualche occasione un sentore di eternità: guardando il cielo stellato, assorbiti da una musica sublime o nell’incontro con la persona amata abbiamo dimenticato lo scorrere del tempo e abbiamo intravisto l’eternità.
Ricevere gentilezza ci fa bene.
Per tutti noi è un sollievo essere aiutati nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
E a tutti fa piacere essere ascoltati, trattati con calore e simpatia, sentirsi capiti e nutriti.
La gentilezza ci salva la vita.
Concedere all’altro lo spazio per essere ciò che è e ciò che vuole essere. Senza circondarlo, neppure nella nostra mente, di giudizi, consigli, pressioni, speranze. Lasciare che sia libero in questo spazio, avere fiducia che possa inventare da sé il proprio destino. Senza questo spazio la gentilezza muore asfissiata. Se lo spazio c’è, può respirare e vivere. Questo è il rispetto che vorremmo ricevere. Questo è il rispetto che possiamo imparare a offrire.
Essere onesti, dunque, anche se bisogna dire cose antipatiche o causare dolore agli altri, è nei tempi lunghi la cosa più gentile, se viene fatta con buon gusto e con intelligenza, perché rispetta la nostra integrità e riconosce agli altri la capacità di comportarsi in modo maturo e competente.
Per gli antichi aztechi noi nasciamo senza faccia e la faccia ce la dobbiamo formare, conquistare, a mano a mano che cresciamo. Questo ci è possibile solo attraverso la verità, perché se mentiamo, non abbiamo una faccia con cui presentarci agli altri. Al suo posto c’è un volto senza forma perché non si sa bene che cosa vogliamo davvero dire. Solo con un autentico volto saremo capaci di uscire da Tlaltìcpac, il mondo dei sogni. Questa è una metafora potente: se stessi non si nasce, ma si diventa, e il nostro volto ce lo dobbiamo guadagnare con la verità. Siamo davvero noi stessi se abbiamo la forza di essere onesti.
Piero Ferrucci (dal Libro La forza della Gentilezza)
Il termine significa letteralmente pienezza di coscienza: è uno stato di coscienza in cui si pone attenzione intenzionalmente, momento per momento e in modo non giudicante, all’esperienza che si sta vivendo.
Il percorso di Mindfulness Psicosomatica (Villaggio Globale di Lucca) raccoglie un insieme di tecniche di Consapevolezza del Respiro, Bodyscan Psicosomatico, Esercizi di Energetica e altre Pratiche di Consapevolezza Psicosomatica.
Le ricerche in ambito Psicosomatico e delle Neuroscienze, confermano che la malattia e il disagio sono spesso legati alla non integrazione tra livello fisico, livello mentale ed emotivo.

Ecco alcune delle Tecniche di Base...
RESPIRO CONSAPEVOLE
La pratica base è quella del respiro consapevole in cui si è guidati a sentire il proprio respiro in modo non automatico e profondo. Si porta l’attenzione del respiro nelle varie parti del corpo e si arriva ad una fase di consapevolezza globale o mindfulness, in modo silenzioso e intenso.
ESERCIZI DI ENERGETICA
Sono pratiche di esplorazione delle sensazioni del corpo in movimento.
Il termine Energetica si riferisce all’aumento delle sensazioni corporee interne nel loro fluire e allo scorrere piacevole della vitalità del corpo.
Sono state scelte alcune delle cosiddette “pratiche di lunga vita” presenti in tutte le culture tradizionali, sia orientali che occidentali (tra cui per es. Yoga, Tai-Chi, Bioenergetica, ecc.).
Ci sono due tipi di esercizi di energetica: dolce e forte, che attivano rispettivamente un’energia di rilassamento (sistema parasimpatico) oppure un’energia forte (sistema simpatico).
BODYSCAN PSICOSOMATICO
Attraverso questa tecnica si possono esplorare i leggeri squilibri e i blocchi psicosomatici.
Permette di prendere maggiore coscienza delle tensioni (muscolari e posturali) e delle emozioni trattenute. Solo prendendo coscienza dei propri blocchi, sarà possibile scioglierli.
L’obiettivo della Mindfulness Psicosomatica è far sperimentare una Consapevolezza di Sé più globale, integra e libera.
a cura di Maria Vittoria Salimbeni

Da una collaborazione con l’Associazione MIRAI ETS
#INSIEME – Al di là del giusto e sbagliato all’epoca del green pass
Sono pront* a cercare una terza via?
Se rispondi SI a questa domanda ti invitiamo a partecipare ad un percorso (personale e collettivo) che ci accompagnerà a scoprire insieme le spinte che animano scelte contrastanti e a volte conflittuali per poter creare occasioni di confronto autentico, di dialogo vero e costruire insieme una società che includa tutti i punti di vista senza compromessi.
Crediamo che questo momento critico sia una preziosa occasione per costruire insieme.
Processo basato e ispirato su approcci metodologici che sostengono il dialogo, tra cui la Comunicazione Nonviolenta di Marshall Rosenberg.
INCONTRI PER LA PROMOZIONE DEL BENESSERE COMUNITARIO
- venerdì 24 Settembre 18:00 -20:30
- martedì 28 Settembre 18:00 -20:30
- venerdì 1 Ottobre 18:00 -20:30
presso lo Spazio Synthesia
c.so Podestà 5B Genova
Da una collaborazione tra Spazio Synthesia e MIRAI ETS
Il numero di posti è limitato.
Per informazioni e Prenotazioni miraiassociazione@gmail.com
Ogni anno ancor prima che arrivi il Natale, iniziamo una serie di comportamenti abitudinari e poco consapevoli: organizziamo pranzi in famiglia, addobbiamo l’albero, ci immergiamo nella nostra corsa ai regali… In questo frenetico vortice spesso dimentichiamo la sacralità di un momento in cui è racchiuso il senso della vita stessa.
Nelle epoche antiche la vita era scandita da rituali che simbolicamente accompagnavano l’uomo in una evoluzione e trasformazione interiore. Alcuni di questi riti si sono persi, altri hanno assunto forme nuove, ma in generale nella società moderna si è assistito ad una graduale perdita di significato e di senso.
Il Natale può essere inteso come la celebrazione del nostro Sé (transpersonale), attraverso la consapevolezza profonda che ospitiamo dentro di noi una scintilla di luce.

“Nascesse mille volte Cristo in Betlemme, se in te non nasce, sei perduto in eterno!”
A. Silesius (mistico tedesco)
IL SILENZIO E L’ASCOLTO
Il significato del Natale va ricercato dunque dentro noi stessi.
Il tempo dell’Avvento è un momento di pratica Silenziosa in cui entriamo in profondo contatto con noi stessi attraverso la meditazione. Ed ecco l’invito ripetuto nelle sacre scritture di entrare nel Regno di Dio che è dentro di voi… Dentro, non fuori. Questo si svela nel silenzio dell’ascolto cui la meditazione conduce.
Attraverso questo Ascolto profondo avviene il risveglio della nostra consapevolezza, che ci fa riconoscere che noi siamo un’Anima incarnata. Si tratta di un Ascolto accogliente, in cui non ci sforziamo di comprendere attraverso l’intelletto, ma facciamo nostra una esperienza diretta grazie all’Apertura del Cuore.
“Il Natale, riferimento a una nascita del divino nel tempo, ha dunque il senso di ri-cordare, nel suo senso etimologico di riportare all’interiorità, risvegliare nell’anima nostra ciò che le è proprio ed essenziale: il divino che è nel suo fondo più intimo.” – M. Vannini
Nel Silenzio interiore possiamo sentire la voce dell’Anima. Ma, per arrivare a questa esperienza dobbiamo affidarci alla nostra interiorità, consacrarci totalmente all’esperienza, lasciando andare ogni preoccupazione. La scintilla divina va cercata con attenzione dentro il nostro Cuore, superando i rumori e le distrazioni, che spesso ci portano a vivere in superficie anche il rapporto con gli altri.

MEDITAZIONE
Il meditante cercherà soprattutto quel silenzio capace di placare il rumore dei suoi pensieri, e quello delle emozioni che abitano il suo animo
-
- Ci mettiamo in una posizione comoda e rilassata che ci permetta di concentraci
- Chiudiamo gli occhi, ascoltiamo tutto il corpo a partire dal nostro respiro.
- Osserviamo ciò che attraversa il corpo, il cuore e la mente, senza cercare di cambiare nulla. Lasciamo semplicemente che l’attenzione si posi sulle sensazioni del respiro, mantenendo una respirazione naturale e spontanea.
- Poniamo l’attenzione al nostro torace, la zona del cuore;
- Entriamo nel nostro Cuore Profondo, in cui abita un Silenzio capace di pervadere il nostro intero essere. Nel cuore vive la nostra anima, nel Silenzio possiamo percepire la presenza di una scintilla divina.
- Il nostro Cuore è lo spazio sacro dove accogliere Dio e interagire con Lui.
- In questo spazio sacro possiamo abbandonare ogni nostra resistenza e ogni paura, lasciandoci pervadere da un Amore immenso, caldo e accogliente. In questo Amore perdoniamo noi stessi e siamo capaci di esprimere compassione, aiuto, sostegno, accoglienza.
- Lasciamo emergere momenti della nostra vita in cui abbiamo sperimentato questo Amore puro e incondizionato, momenti in cui abbiamo aperto il nostro cuore, piccoli istanti in cui abbiamo donato un sorriso, l’ultima volta che abbiamo provato profonda gratitudine.
- Ripetiamo dentro di noi: “Espandi il mio cuore perché possa contenerti. Possa io essere un veicolo di questo immenso Amore, nel mondo”.
“Non è l’appartenenza a una chiesa a permettere di accogliere il Cristo, né i riti formali che lo proclamano salvatore senza però consentire di conoscerlo mai veramente. Gesù si accoglie entrando in contatto con lui nella meditazione.
Conoscere il Cristo significa chiudere gli occhi, espandere la coscienza e raggiungere una concentrazione così profonda da condividere lo stesso stato di coscienza di Gesù, grazie alla luce interiore dell’intuizione dell’anima”. – P. Yogananda
A cura della Dr.ssa Maria Vittoria Salimbeni
www.mariavittoriasalimbeni.com
5 minuti di… DISIDENTIFICAZIONE
“Siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo,
possiamo dominare tutto ciò da cui ci siamo disidentificati”
Già nei primi anni ‘30 Roberto Assagioli, psichiatra e psicoterapeuta fondatore della Psicosintesi, introduceva nel campo della psicologia l’Esercizio della Disidentificazione e Autoidentificazione.
Si tratta di una pratica che affonda le sue radici nelle antiche tradizioni, dalla meditazione vipassana agli insegnamenti Vedanta… e ricorda le più attuali tecniche di mindfulness.
La ripetizione dell’esercizio aiuta a scoprire il nostro Centro e a trovare uno Spazio interiore di Libertà.
OSSERVA IL CORPO
Siediti in una posizione comoda e respira profondamente, fino raggiungere uno stato di tranquillità.
Afferma lentamente e con attenzione:
Io ho un corpo ma non sono il mio corpo. Il mio corpo si può trovare in varie situazioni di salute o di malattia, può essere riposato o stanco, ma non ha niente a che fare con me stesso, con il mio vero io. Io valuto il mio corpo un prezioso strumento di azione e di esperienza nel mondo esterno, ma è solo uno strumento. Lo tratto bene, cerco di tenerlo in buona salute ma non è me stesso. Io ho un corpo ma non sono il mio corpo.
OSSERVA LE EMOZIONI
Le mie emozioni sono varie, mutevoli, a volte contraddittorie. Possono passare dall’amore all’odio, dalla calma all’ira, dalla gioia al dolore, e tuttavia la mia essenza – la mia vera natura – non cambia, “io” rimango. Sebbene un’ondata d’ira possa temporaneamente sommergermi, so che con il tempo passerà; dunque io non son quest’ira.
Io ho delle emozioni, ma non sono le mie emozioni.
OSSERVA I PENSIERI
Io ho una mente ma non sono la mia mente. La mia mente è un prezioso strumento di ricerca e di espressione, ma non è l’essenza del mio essere. I suoi contenuti cambiano continuamente mentre essa abbraccia nuove idee, conoscenza ed esperienza. A volte si rifiuta di ubbidirmi. Non può dunque essere me stesso. È un organo di conoscenza sia per il mondo esterno che per il mondo interno, ma non è me stesso.
Io ho una mente, ma non sono la mia mente.
FAI ESPERIENZA DEL CENTRO
Che cosa rimane quando mi sono disidentificato dal mio corpo, dalle mie sensazioni, sentimenti, mente e azioni? L’essenza di me stesso: un centro di pura autocoscienza.
Io sono un Centro di pura consapevolezza, di pura autocoscienza; sono un Centro di volontà, capace di dominare, dirigere e usare tutte le mie funzioni psichiche e il mio corpo. IO SONO.
Senti dentro di te questo elemento stabile, immutabile e saldo come una roccia in mezzo all’agitarsi delle onde del divenire. IO SONO.
Buona pratica!

A cura della Dr.ssa Maria Vittoria Salimbeni
tratto dal sito personale
immaginative
meditative
a mediazione corporea
di drammatizzazione
gestaltiche
psicodinamiche di esplorazione dell’inconscio
proiettive
di scrittura
espressivo-creative
Lo psicoterapeuta utilizza alcune tecniche, ma non si identifica mai con esse, dando più rilevanza alle esperienze soggettive del paziente e facendosi “condurre” da queste.
Le Qualità dello Psicoterapeuta psicosintetico
Per influenzare positivamente il processo evolutivo del paziente ed essere quindi autenticamente di aiuto, è necessario che lo psicoterapeuta coltivi delle qualità e delle competenze specifiche.
Lo psicoterapeuta deve necessariamente:
- – aver affrontato un personale percorso di crescita;
- – possedere la giusta preparazione teorica e pratica;
- – avere fiducia nel processo terapeutico, nelle risorse del paziente e nella vita;
- – saper utilizzare le proprie qualità umane nella relazione con l’altro.
Non esiste un metodo o una tecnica efficace con tutti i pazienti.
Esiste uno psicoterapeuta con delle qualità specifiche che decide di adottare alcune tecniche in base alle peculiarità della persona che ha difronte.
Questa flessibilità rappresenta la grande potenzialità della Psicosintesi Terapeutica.
A cura della Dr.ssa Maria Vittoria Salimbeni
tratto dal sito personale
Leggi anche La Psicosintesi
Star bene è una naturale abilità dell’essere umano.
E’ una tua innata capacità.
Quando gli chiesero se non si sentisse triste o arrabbiato per essere costretto a vivere in esilio, il Dalai Lama rispose: “I Cinesi mi hanno tolto tutto. Non permetto loro di togliermi anche la pace interiore”.
Le sue parole esprimono una verità profonda: siamo responsabili di come reagiamo agli eventi della vita. Possiamo non perdere la serenità e la capacità di star bene anche quando attraversiamo fasi difficili.
Se le esperienze fatte alla nascita e nella prima infanzia hanno permesso di sviluppare una fiducia di base nella vita congiunta con la capacità di mobilizzare le proprie risorse per fronteggiare gli imprevisti o le difficoltà, allora possediamo spontaneamente queste risorse.
LE ORIGINI DEL NOSTRO CARATTERE
Gli eventi all’origine della nostra vita hanno plasmato il nostro carattere. Il concepimento e la nascita, l’allattamento, il legame con nostra madre e lo sviluppo delle relazioni con entrambi i genitori e i fratellini hanno impresso un imprinting fondamentale in noi. Oggi possediamo la capacità di stare bene, oppure no in base a ciò che abbiamo vissuto e imparato così precocemente.
Ci sono anche molte cause che possono aver indebolito la nostra capacità di stare bene. In particolare la medicalizzazione della nascita avvenuta a partire dalla fine degli anni 50 ha creato carenze nel legame precoce tra madre e bebè, ma anche un parto traumatico, o uno stile educativo che non favorisce lo sviluppo di relazioni positive ne sono altri due esempi.
Alcuni indizi che nelle fasi precoci della nostra vita ci sono state difficoltà sono:
- non siamo soddisfatti delle nostre relazioni intime, ma non riusciamo a trasformarle
- tendiamo a sentirci schiacciati da ciò che ci sta succedendo
- abbiamo difficoltà ad attivare le nostre risorse emotive
- Ci capita di sentirci infelici o arrabbiati anche se non vediamo motivi per sentirci così
- Proviamo ansia e preoccupazione anche quando potremmo essere in pace
- Proviamo prevalentemente uno stato emotivo negativo (irritazione, tristezza, paura)
- Abbiamo attacchi di panico
- Tendiamo ad essere periodicamente depressi o irritabili, specialmente nelle fasi di cambiamento
COLTIVARE LA CAPACITA’ DI STARE BENE
La buona notizia è che possiamo ancora coltivare la capacità di stare bene.
Possiamo sempre coltivare le nostre innate capacità, sono come semi nella nostra psiche che attendono di germogliare e fiorire. E lo faranno appena forniremo loro il nutrimento adeguato.
Star Bene infatti è uno stato d’animo che va coltivato, in quanto è il risultato:
- della trasformazione degli schemi emotivi e mentali che modellano le nostre vite
- della guarigione delle ferite primarie e dei traumi precoci che non hanno permesso di sviluppare una o più risorse emotive indispensabili nella nostra vita adulta
- dell’ampliamento delle nostre competenze relazionali
I PASSI DELLA RINASCITA INTERIORE
Per recuperare la nostra naturale abilità di star bene è necessario:
- riconoscere che noi siamo responsabili di come ci sentiamo, e abbiamo il potere di cambiarlo
- imparare come farlo, per poter prendere in mano la nostra vita e favorire la rinascita interiore
- percorrere il sentiero di guarigione per il tempo necessario affinchè le nostre risorse interiori germoglino e crescano
Fondamentale per coltivare e sostenere la capacità di stare bene è sviluppare la competenza di essere aperti al proprio mondo interno, alle proprie sensazioni, ai propri pensieri, sentimenti ed emozioni. Questo non viene fatto attraverso la forza di volontà.
E’ piuttosto un processo organico di crescita che ha radici nel corpo e nel respiro. Per questo è da lì che si parte nei percorsi di crescita personale che propongo. Infatti i nostri processi corporei, emotivi e mentali sono integrati gli uni con gli altri, e si influenzano a vicenda.
Ritrovare il benessere emotivo e mantenerlo è più facile quando passiamo attraverso il corpo e il respiro. Sciogliere i blocchi corporei e respiratori ci permette di far emergere i motivi profondi della nostra fragilità e di superarli.
Grazie a questo processo avremo a disposizione più energia fisica, ma anche e soprattutto, più energia emotiva per affrontare le difficoltà quotidiane e per gioire.
a cura di Claudia Panìco
psicologa e psicoterapeuta a orientamento corporeo e transpersonale
“Tutto nasce e finisce in un Abbraccio,
in cui si sfiora la completezza dell’Essere.”

Il Tango Argentino è una metafora delle nostre Relazioni.
Due corpi s’incontrano per ballare insieme, ma solo se seguono alcune regole possono farlo. Sorprendentemente queste stesse regole sono spesso anche alla base della vita di coppia e più in generale dei nostri rapporti umani.
In una dimensione magica di tre minuti si sperimenta l’incontro più autentico con l’altro, grazie ad una comunicazione profonda fatta di corpo, emozioni, energia. Una comunicazione che appare oggi così ardua nelle nostre relazioni quotidiane.
Quando oggi si dice che è difficile comunicare ci si riferisce all’incapacità di dirsi reciprocamente quali sono i propri sentimenti e i propri bisogni, perché spesso frenati da pensieri giudicati ed egoici che non ci permettono una reale volontà di connessione.
Nel tango nasce una comunicazione aperta e spontanea poiché diretta e non filtrata dal pensiero. E’ un ballo che non permette di mentire, né al partner né a se stesso, in quanto il dialogo non è fatto di parole, ma di vibrazioni e sensazioni.

La prima cosa che si insegna nel Tango è il “Radicamento“.
Per comunicare con l’altro è essenziale essere prima di tutto consapevoli del proprio corpo, del rapporto con lo spazio e con il pavimento, del respiro, del proprio peso e del proprio asse.
Per prima cosa si crea una profonda connessione con se stessi, che permette di essere in Equilibrio, stabili nel proprio Io, al Centro di se stessi.
Il movimento partirà da questo Centro verso l’altro, portando il proprio asse verso il partner, nell’Abbraccio, formando un nuovo Equilibrio. Questo non è un equilibrio dei singoli, ma un equilibrio della coppia, che si raggiunge quando iniziamo a sentire l’altro come un’opportunità e un arricchimento.
In una Relazione non armonica, può accadere che ci avviciniamo all’altro senza aver maturato un nostro Equilibrio interiore: difendiamo il nostro equilibrio senza mai metterci in gioco oppure cerchiamo di essere sostenuti diventando un peso per l’altro e creando una fusione (con-fusione).
Non dimentichiamoci che nel Tango è essenziale il rispetto dello Spazio: al di là dei punti di contatto, c’è sempre una grande attenzione nel lasciare all’altro lo spazio di espressione, così come un impegno nel prendersi il proprio spazio.
L’Equilibrio con l’altro è essenzialmente dinamico e si costruisce, si riorganizza e si rinnova costantemente.
Come il corpo nel ballo non fa errori, ma fa esperienze di consapevolezza, così nella Relazione nascono delle incomprensioni che possono rafforzarci sia a livello personale che di coppia.
Nell’Equilibrio e nell’Abbraccio, inizia l’ascolto profondo che permette il movimento.Uno dei partner indica la direzione, cioè fa una proposta relazionale, l’altro, se sa ascoltare e se è d’accordo, può seguirlo. Ognuno esprime se stesso, in armonia con l’altro.

Nel Tango si balla anche il momento dell’Attesa.
La “sospensione” (Attesa) è possibile soltanto se c’è una connessione e un ascolto profondo: ci si ferma insieme e si riparte insieme, in uno spazio temporale che ognuno può gestire come vuole improvvisando.
Nei rapporti si alternano sempre periodi in cui si è più orientati a fare cose insieme e periodi in cui si è orientati di più alla riflessione. Uno dei due può avere la necessità di fermarsi, di essere più concentrato su di sé, di ritrovare un nuovo equilibrio personale. In questo spazio l’Attesa è viva, perché si è in ascolto di se stessi e dell’altro e dei bisogni reciproci.
Nelle Relazioni umane l’altro ci fa sempre da specchio, riflettendo i nostri limiti e le nostre potenzialità, le paure e i nostri schemi ripetitivi, la nostra bellezza interiore.
Nella connessione profonda del Tango, questo avviene in maniera immediata e spontanea, creando la possibilità di uno spazio di crescita personale e relazionale. Uno spazio potenziale di cura e di terapia.
___
a cura della Dr.ssa Maria Vittoria Salimbeni
psicologa psicoterapeuta
TANGO-TERAPIA GENOVA
C’è una domanda che ogni persona che pratica la Psicosintesi teme più d’ogni altra. La evita, quando possibile, la affronta con imbarazzo, nasconde il panico.
La domanda è: che cos’è la Psicosintesi?
La domanda naturalmente è più che legittima. Un profano vuole sapere. Che cosa gli diciamo?
Di solito la risposta è un balbettio generico che lascia tutti quanti insoddisfatti: “la Psicosintesi è una scuola di psicologia fondata dallo psichiatra Roberto Assagioli all’inizio del secolo scorso…” e così via. Ma sarebbe difficile essere esaurienti in poche parole.
In fondo la Psicosintesi si occupa di visualizzazione e di psicosomatica, di umorismo e di meditazione, di inconscio e di rendimento scolastico, di filosofie orientali e di relazioni umane, di Platone e di Freud, di psiconeuroimmunologia e di anima, di creatività e di dipendenze eccetera, eccetera.
Come spiegare tutto in poche parole e non lascar fuori nulla di essenziale? D’altronde, sarebbe ingiusto pensare che la Psicosintesi sia una congerie di tecniche e idee assemblate a caso.
Perché è invece un sistema con delle coordinate ben precise. Un sistema aperto, in cui possono trovare ospitalità nuovi contributi e nuove scoperte, ma con una sua fisionomia inconfondibile.
Se dovessi levarmi d’imbarazzo e descrivere in poche parole che cos’è la Psicosintesi, direi
che è una FORMAZIONE NELL’ARTE DI VIVERE e che si basa su cinque punti fondamentali:
1- Ci facciamo INUTILMENTE del male.
Con abitudini mentali sbagliate, pregiudizi, immagini negative di noi stessi e degli altri, rimasugli di traumi passati, tensioni che non hanno più ragione di essere, fantasmi interiori lasciati troppo liberi, danneggiamo noi stessi e gli altri. Ma con pochi accorgimenti quest’opera di autolesionismo inconsapevole si può evitare.
2- Possiamo farci del bene.
Con ciò intendo dire che ci sono alcune facili tecniche con cui possiamo migliorare la QUALITA’ della nostra vita. Basta usarle e possiamo mettere al nostro servizio energie latenti o male utilizzate.
3- Esistono in noi potenzialità inespresse.
In qualsiasi età della vita, in qualsiasi situazione ci troviamo, esistono in noi risorse di intelligenza, di forza, di amore, di creatività che ancora non abbiamo manifestato. Non siamo ancora arrivati alla nostra versione definitiva. C’è sempre spazio per qualche nuovo sviluppo.
4- Pur essendo condizionati dalla nostra eredità genetica, dalla società in cui viviamo, dalla nostra storia, da mille fattori al di là del nostro controllo, ci rimane un ampio margine di LIBERTA’ in cui possiamo fare delle scelte. Scelte di valori, di idee, di comportamenti.
5- I rapporti con gli altri sono COSTITUTIVI.
Con ciò voglio dire che ognuno di noi non solo ha rapporti con gli altri MA E’ QUESTI RAPPORTI, nel senso che le relazioni che abbiamo con gli altri sono la sostanza della nostra vita.
Questi rapporti sono forti e veri, o deboli e falsi; sono fertili o distruttivi; sono bloccati o in divenire; sono vivi o sono morti. Come sono i nostri rapporti, COSI’ E’ LA NOSTRA VITA. E per fortuna, i nostri rapporti LI POSSIAMO CAMBIARE.
In realtà l’unica maniera onesta di capire cos’è la Psicosintesi è di entrarci a poco a poco, di capirne i concetti, e soprattutto di PRATICARLA, perché la Psicosintesi è soprattutto pratica.
E’ da molti anni che cerco di spiegarmi e di spiegare che cos’è la Psicosintesi. E scopro sempre livelli più profondi, nuovi risvolti e prospettive.
E’ un’avventura entusiasmante, perché la Psicosintesi ci guida alla scoperta di che cos’è un essere umano. E a questa scoperta non c’è mai fine.
Estratto del Libro: Introduzione alla Psicosintesi, P.Ferrucci, Ed. Mediterranee